Ricordo
giorni passati
del mese di Maggio
in cui le Primavere
erano scandite
dai proverbi.
Io ero una ragazzina
con le trecce.
I temporali esplodevano
tra lampi e tuoni
incutendo timore.
E nonna Angelina
in cucina pregava.
La pioggia alzava
l'odore della terra.
Alla fine, spesso,
usciva l'arcobaleno
gonfiando i cuori
di sollievo e gioia!
Conoscevo le mani
di mia madre.
Conoscevo la sua pelle,
la forma delle unghie.
Le avevo osservate
quand'ero ragazza.
E poi durante
la sua vecchiaia.
Fino alla sua morte.
Ci pensavo oggi,
guardando le mie mani:
la pelle sottile,
la linea della vita.
E il polso
con le vene
che lo solcano,
su per l'avambraccio.
E mi sono chiesta:
i miei figli
cosa conoscono di me?...
E' un tempo
fermo.
Grigio, verde,
sprazzi di sole
si alternano.
E' iniziato Maggio,
il mese delle rose
e delle lucciole.
Il mio mese.
Immobilità
fuori e dentro
di me.
Il Tempo scorre
ma io resto ferma
a guardare.
Una gabbia
in cui la mia anima
è rimasta imprigionata.
Invidio il gabbiano
che vola alto
sul mare.
Ebbrezza del vento
spazi infiniti
libertà di andare
lontano...